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Mura megalitiche nell'isola di Pantelleria: Una Fortezza Ancestrale o Qualcosa di Più?

Sommario di indagine

Fabrizio Nicoletti

 

Nell'estate del 1996, l'Università degli Studi di Bologna ha condotto uno scavo alla base del cosiddetto "Muro Alto", una fortificazione preistorica presso l'insediamento di Mursìa (Isola di Pantelleria). L'insediamento dell'età del bronzo a Mursìa comprende un altopiano che sormonta un promontorio e una parte interna (detta acropoli) circondata dal muro. Sulla base delle caratteristiche architettoniche, le abitazioni dell'insediamento sono state suddivise e identificate in tre fasi archeologiche principali. Nella prima fase, le capanne semi-ipogee avevano una forma ovale allungata, con un lato arrotondato o piatto costruito di fronte a un lato appuntito. Nella fase più recente sono comparse nuove caratteristiche con forme quadrangolari o circolari, spesso aggregate in più stanze. La cronologia al radiocarbonio colloca il sito nella prima metà del II millennio a.C.

Dall'esterno, la fortificazione appare come un solido muro di pietre, rozzamente sbozzato, con una facciata gradualmente inclinata verso l'alto. Dall'interno, sembra un caotico cumulo di pietre, simile a una frana. Sebbene l'altezza del monumento sia spesso superiore a 10 m,non abbiamo tenuto traccia delle linee laterali del vertice. La struttura interna del muro è formata da paramenti paralleli contenenti un riempimento di pietra. Il muro è privo di torri e, per quanto ne sappiamo, di porte. Da un punto di vista planimetrico, la fortificazione, lunga 235 m,chiudeva l'acropoli sui lati nord, est e sud; il lato ovest, ora occupato da una strada moderna, è aperto, probabilmentein epoca preistorica.

Da un’analisi complessiva, il muro appare sottile man mano che ci si avvicina al promontorio (2-3 m) e, viceversa, si ispessiscegradualmente nella direzione opposta, verso est, fino ai 20 m noti. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, il muro di fortificazione è statoprogettato e descritto più volte, anche se la sua cronologia è sempre rimasta congetturale. Nel 1971 la Missione dell’Università di Pisa ha portato alla luce i resti di una capanna addossata all’interno del muro di facciata, ma la cronologia del muro è stata indagatasolo con lo scavo del 1996.

Questo scavo ha rivelato che la fortificazione è stata costruita su un flusso molto irregolare del vulcano Gelkhamar, probabilmente con detriti che riempivanole fessure della roccia. Tracce della costruzione del muro sono le schegge di pietra lavorate che formano uno spesso strato alla base dellafortificazione. Successivamente, all'esterno del muro, è stata costruita una capanna, simile a quelle rinvenute nel villaggio. Dopo la distruzione di questa capanna si sono verificatiforti movimenti tettonici a cui è seguito l'abbandono della zona e, quindi, un progressivo crollo dellafortificazione. Il muro sembra essere stato in rovina quando il villaggio di Mursìa era ancora abitato. È possibile che sia possibile collegare ladistruzione del muro a un'eruzione vulcanica, avvenuta tra la fine della seconda e la terza fase dell'insediamento.

L'Alto Muro di Mursìa ha l'aspetto di una fortificazione, ma ciò non esclude che, accanto a quella difensiva, avesse anche una funzione sociale o simbolica. Forse era espressione dell'esigenza di unire la comunità con un lavoro comune, o di una dimostrazione di potenza contro le minacce esterne. La fortificazione ha molti confronti durante l'arcipelago siciliano dell'età del bronzo, in insediamenti prossimi al mare che avevano contatti congenti del Mediterraneo orientale. Sicuramente è espressione di una fase monumentale dell'insediamento; è probabilmente durante la seconda fase che venne eretto il villaggio di Mursìa, in un periodo di megalitismo mediterraneo.

 

La zona, conosciuta come “i Sesi”, racconta una storia che si perde nella notte dei tempi e che l'archeologia fa risalire all'età del bronzo. Numerose costruzioni di pietra stanno svelando, scavo dopo scavo, la funzione originaria ma c'è un manufatto colossale di cui, ancora, si sa poco o nulla.

 

Sto parlando dell'enorme muro di pietra di cui rimangono, purtroppo, pochi frammenti visibili ma che, all'origine, pare essere stato monumentale.

Il primo ad eseguire un'indagine in loco pare essere stato il Cavallari che, nel 1874 lo definì castello ciclopico e ne trasse un'immagine oggi molto utile per rinvenire tratti poco visibili, immersi nella vegetazione:




Circa 20 anni dopo, l'Orsi, riprese le indagini e diede un volto molto più simile a quello presente, al muro fortezza che divide il villaggio di Mursia in due zone distinte: un'acropoli che insiste all'interno della costruzione muraria e un altro agglomerato più in basso, dove il muro era inesistente.

 

Così l'Orsi rappresentò la “fortezza”:




Il muro è, oggi, visibile per circa 200 metri. La larghezza alla base è circa 10 metri e va restringendosi in altezza. Le pietre da costruzione sono raramente lavorate e sono disposte ad incastro con l'ausilio di zeppe. La parte interna del muro si presenta oggi come un ammasso di pietre e la sua altezza, per ciò che si può vedere all'attualità, non supera i 10 metri.


Non si sa all'origine quale sia stata anche perché, da sondaggi eseguiti dal Nicoletti, sono visibili crolli dovuti a probabili terremoti.


Il saggio, effettuato nella parte nord del muro, ha portato alla luce un settore semicircolare, costituito da una fila di pietre sbozzate di circa 20 – 30 cm di spessore e sussiste l'ipotesi che, in quel punto, potesse essere esistita un'apertura.


Dalle risultanze di questa indagine sono state ottenute le seguenti informazioni:

 

1.     Il muro venne edificato in una prima fase in un'area non pianeggiante a ridosso della colata lavica del Galkamar, impostato direttamente dove la roccia era in affioramento. Questa prima fase di costruzione non ha restituito manufatti.

2.     Della seconda fase fanno parte due accumuli antropizzati, di cui non è stata data una interpretazione certa.

3.     In una terza fase costruttiva venne realizzato, all'esterno della fortificazione, un muro curvilineo di cui si ipotizza essere stata una capanna addossata alla fortificazione.

4.     In una quarta fase si sospetta l'abbandono dell'area dovuta a crolli probabilmente tettonici che hanno inclinato il muro verso est.

5.     Nella quinta fase si nota ancora un disfacimento del muro e un probabile abbandono, sempre in età preistorica, dell'area,

6.     Solo in una sesta fase si sono trovati dei reperti ceramici, alla base del perimetro murario, che fanno supporre una ripresa di attività antropica nella zona.

7.      Il crollo del muro, nella quarta fase, si sospetta possa essere collegato ad una colata di pomice grossolana a sud-ovest di Cuddia Gallo, di cui non si conosce l'epicentro eruttivo ma che potrebbe essere avvenuta nel periodo 3300 – 290 a.C. testimoniando che la zona fosse ancora geologicamente attiva in quell'epoca.


Nonostante tali indagini rimane l'incertezza sull'utilizzo del muro alto. Aveva, forse, una funzione difensiva ma il suo lato aperto verso il mare rende dubbia questa ipotesi.


Quale tipo di minaccia esisteva nell'entroterra dell'isola?

 

Ciò che rende ancora più curiosa questa costruzione megalitica è che ne esiste una molto simile nell'isola di Ustica, scoperta recentemente nel villaggio dei Faraglioni e, anche questa – cha tra l'altro presenta dimensioni molto simili al muro alto pantesco – ha il lato aperto sul mare come se un eventuale pericolo potesse provenire dall'interno.


Potrebbe, dunque, non essere stata una fortezza difensiva ma qualcos'altro?


L'indagine archeologica e anche la nostra, indipendente, continua...

 

 Grazie



Della stessa autrice, scopri anche:




Fonti:

 

 

CAVALLARI, F.S. 1874. “Corografia di un castello ciclopico e particolari dei sesi di Pantelleria”, Bullettino della Commissione di Antichità e Belle Arti di Sicilia, 7: 28-32.

 

HOLLOWAY, R.R. e S.S. LUKESH 1997. “Ustica, località Faraglioni: perché castello?”, in C. Greco, F. Spatafora e S. Vassallo (a cura di) Archeologia e Territorio, Palermo: 455-460.

 

MAHOOD, G.A. e W. HILDRETH 1986. “Geology of the peralkaline volcano at Pantelleria, Strait of Sicily”, Bulletin of Volcanology, 48: 143-172.

 

NICOLETTI, F. 2009. “Mursia. Un emporio nel canale di Sicilia alle soglie della Protostoria”, in Traffici, commerci e vie di distribuzione nel Mediterraneo tra Protostoria e V secolo a.C., Atti del convegno internazionale, Gela, 27-29 Maggio: 15-33.

 

ORSI, P. 1899. “Relazione in merito alla missione archeologica nell’isola di Pantelleria, anno 1894-95”, Monumenti Antichi dei Lincei, 9: 449-540 (ristampa, Palermo 1991).

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