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Le Forme dell’Arte Spontanea come Tentativo di Ricordo Ancestrale e Connessione all’Eggregore Mnemonico Collettivo

Introduzione


L’arte spontanea è un fenomeno che, per la sua apparente imprevedibilità e mancanza di premeditazione, è stata spesso interpretata come un’espressione istintiva dell'inconscio. Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che queste forme artistiche non sono semplicemente frutto del caso o dell'emotività del momento, ma nascondono una memoria profonda e ancestrale, una traccia di qualcosa che si manifesta attraverso l'artista senza che egli ne abbia piena consapevolezza.


La tesi che qui si intende sviluppare sostiene che le forme dell’arte spontanea siano il tentativo dell’uomo di ricordare, attraverso una produzione di forme apparentemente casuale, qualcosa di più antico e autentico.


Si esplorerà inoltre l’ipotesi che esista una sorta di eggèrgore mnemonico collettivo a cui l’artista inconsciamente si collega, recuperando frammenti di questa memoria universale.


Questa connessione, mediata dalla luce intellettuale e dalla consapevolezza individuale, determina la differenza tra la percezione del sapiente, che può ascendere a visioni più chiare, e quella del profano, che si limita a interpretare i simboli come forme astratte e incomplete, apparentemente lontane dal vero ma inscindibili dalla loro origine.





L'Arte Spontanea come Tentativo di Ricordo Ancestrale

 

La Memoria Ancestrale nell’Arte Spontanea


Il concetto di memoria ancestrale è stato esplorato in molte discipline, dalla psicologia alla filosofia, dalla mitologia alle scienze cognitive. In questo contesto, si propone di considerare l'arte spontanea come un processo mnemonico piuttosto che creativo. L'artista, attraverso la sua espressione spontanea, tenta di recuperare tracce di memoria nascoste nel profondo della propria psiche, tratti di esperienze o di intuizioni che non appartengono alla sua vita cosciente, ma che sono piuttosto frammenti di un sapere arcaico.


Questa tesi può essere ulteriormente compresa alla luce della teoria di Carl Gustav Jung sull'inconscio collettivo.


Secondo Jung, esistono immagini e simboli archetipici che risiedono nella psiche di ogni individuo e che derivano da esperienze condivise dall’umanità fin dalle sue origini. Questi archetipi sono alla base delle creazioni artistiche più spontanee, in cui l’artista non inventa, ma risveglia immagini primordiali che risiedono nel suo inconscio.


In tale prospettiva, l'arte spontanea è un tentativo di recuperare questo sapere antico, una narrativa dimenticata che l'artista cerca di riportare alla luce. L'atto creativo diventa così una forma di rememorazione: l’artista, senza esserbe pienamente consapevole, accede a una dimensione archetipica dove risiedono le memorie collettive dell’umanità.


Le immagini, le forme e i simboli che egli produce sono quindi rappresentazioni di una realtà non ancora pienamente compresa, ma che l’artista intuisce essere presente da qualche parte nella sua memoria ancestrale.


La Forma Simbolica come Riflessione di un Origine Autentica


La produzione artistica spontanea, per quanto possa sembrare astratta o frammentaria, è sempre connessa all’origine da cui scaturisce. L’artista, nel tentativo di dare forma a ciò che non è ancora chiaro, traduce inconsciamente simboli e figure che rimandano a un principio primordiale.


Queste forme, benché appaiano incomplete o poco definite, portano con sé una connessione inscindibile con la loro origine, proprio perché da essa derivano.

Il simbolo, in questo senso, diventa una chiave di accesso a qualcosa di più grande, di più antico e autentico.


Come sottolineava Ernst Cassirer nella sua opera Filosofia delle forme simboliche, il simbolo non è solo un segno arbitrario, ma una manifestazione del reale attraverso cui il soggetto tenta di comprendere e rappresentare ciò che sfugge alla conoscenza immediata. L’arte spontanea, rappresenta questo tentativo continuo di riportare alla luce una verità nascosta.

 

Egregore Mnemonico Collettivo: L'Arte Come Connessione Universale

 


Definizione di Egregore e il Suo Ruolo nella Memoria Collettiva


Il concetto di egregore proviene dal campo dell’esoterismo e delle tradizioni occulte. Esso si riferisce a una forma-pensiero collettiva, un'entità energetica che prende forma attraverso l'interazione mentale e spirituale di un gruppo di persone. In questa tesi, si propone di interpretare l’egregore come una sorta di memoria collettiva universale: una dimensione energetica che contiene le esperienze, le idee e le immagini generate dall’umanità nel corso della storia.


Secondo questa visione l’artista, nel suo processo creativo spontaneo, si collega inconsciamente a questo egregore mnemonico collettivo. Da esso, egli trae informazioni, simboli e intuizioni che appartengono non solo alla sua memoria individuale, ma a una memoria universale a cui ogni essere umano può accedere. L’arte spontanea diventa quindi una traduzione visiva di questo legame sottile tra il singolo e la collettività, tra il presente individuale e la memoria universale.


La Trasmissione Filtrata dalla Luce Intellettuale Individuale


Il processo di creazione artistica non è un’operazione passiva. Anche se l’artista si collega inconsciamente all’egregore collettivo, il contenuto che egli recupera viene filtrato dalla sua luce intellettuale, ossia dal suo livello di consapevolezza e comprensione. In altre parole, l'artista interpreta e trasforma i simboli universali attraverso il suo bagaglio esperienziale e la sua capacità di elaborazione mentale.


Questa operazione di filtraggio determina la qualità dell’opera: il sapiente, che ha acquisito una maggiore consapevolezza di sé e delle dinamiche cosmiche, è in grado di ascendere a visioni più chiare e definite, poiché il suo processo di decodifica è più affinato. Al contrario, il profano, ancora immerso nella confusione dell'ignoranza, produce simboli che appaiono astratti, frammentari e distanti dalla verità ultima.


Tuttavia, anche i simboli prodotti dal profano non sono disconnessi dalla verità. Sebbene appaiano lontani dal vero, essi portano con sé tracce dell'origine da cui provengono. Questi simboli, pur non essendo compiuti, rappresentano comunque un tessuto continuo che collega l'opera artistica alla sua fonte. Essi sono enigmi da decifrare, come frammenti di un linguaggio antico che attende di essere ricostruito.

 

Il Simbolo come Manifestazione del Non Compiuto: Tra Ignoranza e Sapienza

 

Simboli Incompiuti e Connessione con l’Origine


Il simbolo, per sua natura, è un'entità in embrione, un ponte tra il visibile e l'invisibile, tra il noto e l’ignoto. Quando l’artista crea un’opera spontanea, i simboli che emergono non sono altro che manifestazioni parziali di una realtà più vasta che, ancora, sfugge alla comprensione piena.


Nel processo di creazione spontanea, il simbolo appare come un’entità frammentaria e indefinita, poiché esso è solo un riflesso imperfetto della realtà originaria da cui proviene. Tuttavia, proprio perché nasce da quell'origine, esso non è mai disconnesso da essa. Anzi, la sua incompiutezza è il segno della sua connessione intrinseca con la verità: il simbolo, anche se imperfetto, è un riverbero dell'unità primordiale.


Simbolo come Via di Ascensione per l’Osservatore


Il simbolo non è solo una manifestazione artistica: esso è anche una via di ascensione. Come suggeriscono le tradizioni esoteriche e mistiche, il simbolo può essere interpretato come un mezzo di conoscenza attraverso il quale l’osservatore può accedere a livelli di comprensione più elevati.


Il sapiente, che contempla il simbolo, non si ferma alla sua superficie, ma ne penetra il significato più profondo. Egli comprende che l’arte non è mai un’espressione arbitraria, bensì un tentativo di riportare alla luce verità dimenticate o nascoste. Attraverso l'osservazione e la meditazione sul simbolo, il sapiente risale al principio originario da cui l'opera è nata, raggiungendo una comprensione più profonda del e della realtà.

 

Conclusione

 

L'arte spontanea è un tentativo di ricordo da parte dell'uomo: un modo per riconnettersi con una memoria ancestrale o un egregore mnemonico collettivo, da cui emergono frammenti di verità che l’artista traduce in simboli visivi. Questi simboli, per quanto incompleti, sono espressione di una realtà originaria a cui l’artista e l'osservatore si possono connettere.


Il simbolo, infatti, è un ponte tra L'infividuo e l'universo, un mezzo attraverso il quale si può ascendere alla conoscenza. Il sapiente, forte della propria luce intellettuale, è capace di cogliere in modo più chiaro il significato di questi simboli, mentre il profano ne rimane affascinato senza comprenderne appieno la portata.


L'arte spontanea, dunque, è un viaggio iniziatico verso l'origine, un processo attraverso cui l'uomo cerca di ricordare ciò che è stato dimenticato e di riscoprire la verità eterna che si cela dietro ogni simbolo e ogni opera.


Grazie

 

Bibliografia


1.      Carl Gustav Jung, Simboli della trasformazione, Bollati Boringhieri, Torino, 2010.

2.      Ernst Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, Il Mulino, Bologna, 2013.

3.      Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.

4.      René Guénon, Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 1991.

5.      James Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano, 1997.

6.      Joseph Campbell, L'eroe dai mille volti, Feltrinelli, Milano, 2017.

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