Lungo la strada perimetrale che dal capoluogo dell'isola conduce verso le contrade di Scauri e Rekale, all'altezza del sito denominato Punta tre pietre, esiste un gioiello nascosto alla vista, cui si accede scendendo verso il mare tramite una lunga scalinata che costeggia la scogliera. Stiamo parlando della grotta di Sataria, un gioiello naturale utilizzato dall'uomo fin dall'antichità che ben conosceva le proprietà termali delle acque in essa presenti.
Nella grotta è presente un calidarium, costituito da due vasche interne che erano rivestite di mosaici, un tepidarium piuttosto capiente situato nella parte più interna della grotta e un frigidarium in diretta comunicazione col mare.
Le acque dei calidarium raggiungono i 40° e svolgono un'azione benefica per articolazioni e dolori ossei.
In questa indagine vogliamo proporvi, oltre ad una visita al luogo suggestivo e salutare, una lettura etimologica e simbolica della mitica grotta in cui, si narra, Ulisse incontrò Calipso.
L'origine del nome Sataria è tuttora oggetto di diverse interpretazioni. Potrebbe risalire al termine greco Sōtēría (Σωτηρία), che significa salvezza o guarigione, così come potrebbe simbolicamente essere associato al nome di Saturno – Kronos o derivare dalla radice sanscrita Sat, ovvero “essere”, “verità”.
Proviamo ad inoltrarci nel mito e nella simbologia per tentare di comprendere come gli antenati vissuti nell'isola intendessero ed utilizzassero il luogo.
Kalypto e il mito di Ogigia
Samuel Butler, scrittore e ricercatore dei primi del '900 identificò Pantelleria con l'isola di Ogigia descritta da Omero nell'Odissea come ombelico del mare, lontanissima dagli uomini e posta nel Mare Occidentale.
Questa ipotesi è suggestiva e merita degli approfondimenti. In primo luogo è curioso che, a qualche chilometro di distanza, in contrada Scauri, esista una scogliera che porta il nome di Runcune di Ulisse (l'angolo o lo scoglio di Ulisse). Se la leggenda fosse reale si potrebbe pensare che fu in quel luogo che Ulisse giunse sull'isola.
Il termine ωγυγιος con cui Omero identifica l'Ogigia è interessante poiché è stato utilizzato anche da Esiodo per qualificare l'acqua dello Stige, il fiume infernale, da Empedocle per designare il fuoco, da Sofocle per identificare la forza e da Pindaro per descrivere alcune montagne.
Calipso, il nome della ninfa, deriva dal greco kalyptō (καλύπτω), col significato di nascondere, coprire, celare.
Esiste anche una naturale connessione fonetica tra il termine Kalypto e la orientale dea Kali, la Nera, connessa con il tempo, il cambiamento, il sonno della morte. La relazione linguistica tra i due termini è interessante poiché entrambe le definizioni individuano un occultamento, un mutamento che rimane celato, nascosto oscuro fino al suo compimento.
L'Odisseo fu inebriato dalla magia del luogo e della ninfa fin quasi a dimenticare la sua Patria cui mirava a fare ritorno e, per sette lunghi anni fu occultato e indotto ad un sonno ipnotico, paragonabile, per certi aspetti, a quel sonno indotto dalle fate nelle leggende celtiche che rapisce e conduce in una dimensione altra.
Da una lettura simbolica possiamo trarre diversi significati occulti, profondi, interiori:
L'Ulisse in quanto archetipo della ricerca suggerisce la forza interiore del viaggio verso la realizzazione del sé più intimo, profondo.
Quell'elevazione verso la fonte dell'Illuminazione che conduce l'uomo a circumnavigare nei luoghi interiori della coscienza perdendosi, a volte ma mai del tutto poiché una volta imboccata la via non si torna indietro.
La ninfa Calipso rappresenta il mezzo con cui l'uomo nel percorso viene tentato, distratto, condotto nell'ombra, nella dimenticanza per saggiarne forza interiore e volontà.
Infine l'isola, nella fattispecie la grotta in cui l'uomo nella ricerca di se stesso si isola, appunto, si cela per meditare sul suo viaggio, sullo scopo reale della ricerca stessa.
E' necessario, per perseguire la meta del ritorno a casa quietarsi come in un sonno ipnotico, simboleggiato dal sonno di Kronos – Saturno, altro archetipo interessante da analizzare ai fini della presente indagine etimologico-simbolica.
Pantelleria come l'isola di Ogigia e Kronos dormiente
“Narra il mito greco-romano, giuntoci soprattutto grazie agli scritti di Plutarco, che Saturno/Crono, in seguito alla detronizzazione da parte di Giove/Zeus, non risieda più in questo mondo, ma viva in uno stato comatoso all’estremo Nord-Ovest, ai confini della terra, lontano presso Okeanos. Qui, su un’isola denominata ora Elysion («Isola dei Beati») ora Ogigia (...) “
(Axis Mundi: Apollo/Kronos in esilio – Ogigia, il drago, la caduta)
Nuccio D'Anna, nella sua opera Il Gioco Cosmico ci descrive il Regno di Kronos come illud tempus aureo, quell'età dell'oro, dei primordi che “esprime la pienezza della condizione degli inizi”
Lo stesso termine con cui viene designato il dio contiene una radice che rafforza il significato di regno e di origine.
La ricercatrice Tiziana Pompili Casanova, nel suo saggio Pelasgi stirpe Divina – indagine sull'uomo e sulla civiltà delle origini propone una illuminante ipotesi della radice Krn: “La radice krn è collegata al greco kρατος (kratos) = “potere”, “forza”, “robustezza” (letteralmente una forza associata alla stasi).
Di conseguenza, secondo Renée Guenon, Crono esprime in essenza le idee di “potenza” e di “elevazione” . […] In sintesi, i motivi ricorrenti connessi al radicale krn sono “sovranità e regalità associate al potere generativo, necessità di un sacrificio e promessa di una rinascita”. (M. Maculotti)
La radice *krn, non solo richiama l’Età aurea attraverso il nome del suo re Kronos (e anche a quello di Cormac, sovrano celtico dell’Età dell’oro), ma rievoca anche il ricongiungimento con la primigenia essenza geografica iperborea, la mitica terra all’estremo Nord dell’Europa, posta sotto la protezione di Apollo Karneios”
L'isola delle origini, dunque che contiene, nel suo nome, l'identificazione con il potere rigenerativo del Kronos, del tempo e che, curiosamente, è identificata con le stesse consonanti anche nell'antico nome di Pantelleria: Kyrnm.
E' significativo ricordare che in una ricerca del 2012 effettuata da Anna Bacchi (autrice del saggio La maledizione del sole oscurato - Aracne, 2012), la ricercatrice ipotizza proprio l'isola di Pantelleria come luogo delle origini del pantheon egizio del Primo Tempo e, in aggiunta, la nostra indagine sul nome K(y)rnm che ci ha condotti a probabili evidenze con la Kerne di Annone, argomento di cui abbiamo già trattato e sarà oggetto anche di un prossimo articolo.
Indicativo, nel simbolismo, è anche il signficato, con la stessa radice, del termine kratos che rappresenta la forza ma non una forza attiva, bensì associata alla stasi. Una forza interiore quindi che ben si addice a quella esercitata dalla volontà di ricerca del sé e che può essere anche ricondotta al silenzio interiore della caverna, della grotta, dei vapori che inducono al sonno anestetico e meditativo.
L'ultima indagine riguarda la radice sanscrita Sat e il perché riteniamo possa avere delle affinità linguistico – culturali nonostante la distanza sia geografica che etnica dei luoghi di appartenenza.
Nella lingua sanscrita il termine Sat corrisponde a diversi significati: essere, verità, realtà assoluta ma la radice S, da sola, ha anche il significato di legame, relazione, contatto e la consonante R, nelle diverse derivazioni radicali ri o rϊ, indica un andare incontro con moto continuo, fluire, lasciar andare, muovere liberamente.
L'intero Sataria assumerebbe, in tal modo, un significato, oltre che simbolico, anche letterale e strettamente coeso alle culture antiche in cui il contatto con il divino, con l'essere, o, comunque, con l'aldilà, era ottenuto tramite il lasciarsi andare al sonno incubatorio. Tali pratiche, perlopiù, avvenivano in grotte ed anfratti e, molto spesso, nelle vicinanze di corsi o specchi d'acqua o pozzi in cui avveniva una purificazione rituale prima dell'immersione nel sonno alla ricerca del contatto con la divinità.
Riteniamo plausibile questo connubio linguistico poiché la lingua greca antica ha una derivazione dall'indoeuropeo e, possiamo aggiungere, nel caso specifico la radice sanscrita Sat – Ir è molto simile al greco Sot – Er epiteto di divinità salvatrice che veniva commemorata nelle Soterie, feste religiose dell'Antica Grecia.
Conclusioni
Questa sintesi etimo – mitologico – simbolica possiamo notare quanto esista la possibilità che esistesse, in antichità, una civiltà unica, accomunata da sapere e cultura consimile e dalla ricerca del contatto con il Creatore, l'Assoluto, con quella profonda radice di Sè che contiene la Verità. In quel contesto così lontano dalla concezione dei nostri giorni esistevano luoghi che, più di altri, assumevano un ruolo rilevante nel contatto col sapere divino. Pantelleria, l'antica Kerne, probabilmente era uno di questi.
Bibliografia
D'Anna, Nuccio. Il Gioco Cosmico. Questo libro discute il regno di Kronos e la sua relazione con l'età dell'oro, esplorando il simbolismo associato alla figura mitologica di Kronos e il concetto di tempo ciclico.
Pompili Casanova, Tiziana. Pelasgi stirpe Divina – indagine sull'uomo e sulla civiltà delle origini. Un saggio che propone un'interpretazione illuminante della radice krn e il suo legame con il potere, la forza e l'origine.
Bacchi, Anna. La maledizione del sole oscurato. Aracne, 2012. Questo libro ipotizza Pantelleria come un luogo significativo nel contesto delle origini del pantheon egizio, aggiungendo un ulteriore livello di connessione simbolica all'isola.
Maculotti, M. Discussioni sull'etimologia e il simbolismo di Kronos e la radice krn, con un'attenzione particolare alla forza e alla regalità associata alla stasi.
Testi Classici: Omero, Esiodo, Sofocle, e Pindaro. I loro scritti vengono citati nel documento per comprendere meglio il simbolismo e le interpretazioni della parola Ogigia, associata all'isola di Pantelleria.
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